Corsi Meditazione

Classi di Meditazione, presso TaijiGate

Meditazione a Palermo con Valerio Bellone
Insegnamenti teorici e pratici di Meditazione Daoista

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Meditazione a Palermo con Valerio Bellone
Insegnamenti teorici e pratici di Meditazione Daoista

Corsi di Meditazione 2023/24
Sistemi B
uddhista Ch’an e Daoista

Classi al chiuso e all’aperto nei parchi e nei giardini di Palermo

Villa Giulia

Vedi luogo sulla mappa

Principianti, giovani, adulti e anziani, livello 0
Persone che hanno mai praticato Meditazione in precedenza o che vogliono iniziare un nuovo percorso.
Nuova classe aperta a tutte/i
Pratica e studio dei sistemi di Meditazione Buddhista Ch’an e Daoista tradizionale cinese.

Ogni venerdì, ore 17.30

Dato che ogni corso ha un numero chiuso, ti consigliamo di prenotare qui la tua partecipazione per i prossimi corsi.

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corsi meditazione palermo

Meditazione a Palermo: cosa è questa pratica daoista?

L’intenzione primaria dei daoisti degli albori era di rendere consapevoli le persone di come la vita umana sia in realtà solo una piccola parte del più ampio processo della natura che permea ogni cosa. Le uniche azioni umane che quindi hanno un senso sono quelle che sono in linea con il flusso della natura, che conducono a una vita in equilibrio con la natura stessa. “Natura” in questo contesto va intesa come fonte e movimento di ogni cosa, durante i cicli di rinascita, nel percorso di benevolenza, compassione e ascesa finale (illuminazione).

La meditazione daoista è una parte importante di questa tradizione che sottolinea la necessità di vivere armoniosamente nel proprio ambiente, mostrando la Via da seguire così da mantenere questa armonia o per ribilanciare lo yin-yang quando l’equilibrio viene perso. La pratica della meditazione taoista nella sua forma originale è chiamata zhuo wang “sedere e dimenticare” o shou yi “custodire l’unità” o anche jing zuo che significa più semplicemente “seduto in silenzio”. La meditazione taoista può quindi essere riassunta in poche parole: ritornare a uno stato di tranquillità così da rivelare il Dao. Sembrerebbe semplice ed intuitivamente risuona come giusto, ma in realtà è un processo tutt’altro che facile.

Il ritorno a uno stato di vera tranquillità richiede un graduale abbandono di tutte le strategie che abbiamo sviluppato come individui, e come società, per affrontare le difficoltà della vita. Tali strategie psciofisiche sono principalmente di controllo e difensive e impediscono di abbracciare il qui e ora, la vera dimensione di momento presente. Un qui-ora che può essere abbracciato soltanto dalla vera-mente e non può essere compreso dalla mente-illusoria nella quale la persona comune vaga (e divaga) comprendendo soltanto ciò che può essere discorsivo.

Come è scritto nel Daodejing, nel capitolo 16:

«[…] Le cose fioriscono e ciascuna ritorna alla sua radice. Il ritorno alla radice si chiama tranquillità; Questo è ciò che si intende per ritorno alla propria natura fondamentale. Il ritorno alla propria natura fondamentale si chiama l’eterno. Comprendere l’eterno si chiama illuminazione».

Alcune persone pensano che la meditazione implichi stare fermi per un certo periodo di tempo e concentrarsi sul respiro. Altri pensano che la meditazione richieda di stare seduti per lunghe ore con le gambe in posizione del loto. Ma nella tradizione daoista troviamo diverse forme di meditazione: sdraiata, seduta e in piedi. Quindi non si tratta tanto della posizione esterna del corpo in sé, ma di certe qualità interne che rendono reale le pratiche meditative. Taanto quelle per la salute del corpo, quanto quelle per l’illuminazione.

Cenni storici sulla Meditazione Daoista

Nessuno storico è riuscito a individuare l’origine della meditazione. Certamente l’osservazione del fuoco al fine di focalizzare la mente e le pratiche di meditazione guidata sciamanica esistevano già da molto prima che iniziassero a essere scritti dei documenti nelle diverse civiltà umane.

“Meditazione” è un termine generico per una varietà di pratiche, ma se definiamo la meditazione come una pratica contemplativa che focalizza la mente utilizzando una varietà di tecniche, allora la ricerca suggerisce che sia una pratica spirituale creata dagli esseri umani sin dai tempi più remoti e contemporaneamente in diverse parti del mondo. Per tale motivo può essere detto, senza paura di sbagliare, che non è esiste una fonte unica e/o più antica della “meditazione”, dato che nella ricostruzione storica, quel che viene tramandato oralmente non ha alcuna validità accademica.

In ogni caso può essere tracciata una sorta di linea temporale nella quale appaiono i primi documenti scritti in merito alla pratica. In tal senso i primi documenti sulla meditazione provengono dai Veda indù e sono del 1500 a.C. Anche nel Torah è contenuta una descrizione del patriarca Isacco che va a “lasuach” in un campo per una sorta di meditazione ebraica, molto probabilmente praticata intorno al 1000 a.C. Nel frattempo, altre forme di meditazione vennero documentate intorno al 600 e al 400 a.C. sia nella Cina daoista che nell’India buddista.

La meditazione taoista (o daoista), influenzata dal buddhismo, si riferisce alle pratiche meditative tradizionali associate alla filosofia cinese del taoismo e comprende la concentrazione, la consapevolezza, la contemplazione e la visualizzazione. I primi riferimenti cinesi alla meditazione risalgono al periodo degli Stati Combattenti (戰國) ovvero un periodo storico cinese che va dal 453 al 221 a.C.

Sia la medicina tradizionale cinese che le pratiche energetiche (oggi note come qi gong) e le arti marziali cinesi (quelle dette interne) nel corso del tempo attinsero e adattarono per i propri scopi alcune tecniche meditative daoiste. Per questo la meditazione è sempre stata ritenuta di vitale importanza da tutti i Grandi Maestri della storia del Taijiquan (si può approfondire la relazione tra Taichi e meditazione leggendo questo articolo). Di fatto la meditazione daoista può essere vista come la componente yin di un’esistenza nella quale gli esercizi di movimento sono il controbilanciamento yang. Mentre nella meditazione si è fermi (yin) esternamene e si muove (yang) l’interno attraverso i canali psichici, nel Taijiquan internamente si è in uno stato di totale quiete (yin) che guida il corpo esterno che è in movimento (yang).

I primi riferimenti cinesi alla meditazione risalgono al periodo degli Stati Combattenti (戰國), 475–221 a.C., quando fiorirono le cento scuole di pensiero filosofiche. Quattro capitoli dell’antico testo Zhuang-zi hanno descrizioni di pratiche di meditazione: Xinshu (心術), “Tecniche della mente”, Baixin (白心), “Purificare la mente” e Neiye (內業), “Addestramento interiore”.

Nessuno storico è riuscito a individuare l’origine della meditazione. Certamente l’osservazione del fuoco al fine di focalizzare la mente e le pratiche di meditazione guidata sciamanica esistevano già da molto prima che iniziassero a essere scritti dei documenti nelle diverse civiltà umane.

“Meditazione” è un termine generico per una varietà di pratiche, ma se definiamo la meditazione come una pratica contemplativa che focalizza la mente utilizzando una varietà di tecniche, allora la ricerca suggerisce che sia una pratica spirituale creata dagli esseri umani sin dai tempi più remoti e contemporaneamente in diverse parti del mondo. Per tale motivo può essere detto, senza paura di sbagliare, che non è esiste una fonte unica e/o più antica della “meditazione”, dato che nella ricostruzione storica, quel che viene tramandato oralmente non ha alcuna validità accademica.

In ogni caso può essere tracciata una sorta di linea temporale nella quale appaiono i primi documenti scritti in merito alla pratica. In tal senso i primi documenti sulla meditazione provengono dai Veda indù e sono del 1500 a.C. Anche nel Torah è contenuta una descrizione del patriarca Isacco che va a “lasuach” in un campo per una sorta di meditazione ebraica, molto probabilmente praticata intorno al 1000 a.C. Nel frattempo, altre forme di meditazione vennero documentate intorno al 600 e al 400 a.C. sia nella Cina daoista che nell’India buddista.

La meditazione taoista (o daoista), influenzata dal buddhismo, si riferisce alle pratiche meditative tradizionali associate alla filosofia cinese del taoismo e comprende la concentrazione, la consapevolezza, la contemplazione e la visualizzazione. I primi riferimenti cinesi alla meditazione risalgono al periodo degli Stati Combattenti (戰國) ovvero un periodo storico cinese che va dal 453 al 221 a.C.

Sia la medicina tradizionale cinese che le pratiche energetiche (oggi note come qi gong) e le arti marziali cinesi (quelle dette interne) nel corso del tempo attinsero e adattarono per i propri scopi alcune tecniche meditative daoiste. Per questo la meditazione è sempre stata ritenuta di vitale importanza da tutti i Grandi Maestri della storia del Taijiquan (si può approfondire la relazione tra Taichi e meditazione leggendo questo articolo). Di fatto la meditazione daoista può essere vista come la componente yin di un’esistenza nella quale gli esercizi di movimento sono il controbilanciamento yang. Mentre nella meditazione si è fermi (yin) esternamene e si muove (yang) l’interno attraverso i canali psichici, nel Taijiquan internamente si è in uno stato di totale quiete (yin) che guida il corpo esterno che è in movimento (yang).

I primi riferimenti cinesi alla meditazione risalgono al periodo degli Stati Combattenti (戰國), 475–221 a.C., quando fiorirono le cento scuole di pensiero filosofiche. Quattro capitoli dell’antico testo Zhuang-zi hanno descrizioni di pratiche di meditazione: Xinshu (心術), “Tecniche della mente”, Baixin (白心), “Purificare la mente” e Neiye (內業), “Addestramento interiore”.