Taichi e meditazione, differenze tra mappa e territorio

mappa e terriotrio

Nell’ambito del Taichi Chuan e della Meditazione ci sono due aspetti che dovrebbero essere compresi dai praticanti. Due aspetti che possono essere considerati una delle molteplici manifestazioni dello yin-yang e che possono essere spiegati attraverso un’analogia di seguito illustrata.

Un aspetto del Taijiquan o della meditazione è yin ed in questo contesto è rappresentato dalla “mappa”  (e/o la creazione della stessa, a determinati livelli / cicli di rinascita – Puoi anche leggere Dharma e Karma).
La mappa simboleggia in questa analogia la conoscenza che viene tramandata in forma scritta così da non essere persa o corrotta come quando si tramandano le cose in forma orale.

L’altro aspetto è yang ed è rappresentato dal “territorio” nel quale ci si muove, ovvero la parte pratica della materia, il luogo nel quale l’esploratore fa la sua ricerca.
Questo territorio, nell’ambito delle pratiche meditative è il proprio mente-corpo tra cielo e terra. Un micro universo che è specchio del macro universo – Potresti voler leggere anche Dall’Io al Sé, come vivere felici.

Nasce prima l’uovo o la gallina? Nasce prima la pratica o la teoria? Prima la mappa o il territorio? Chi nasce prima tra l’uovo o la gallina non lo so. Ma so per certo che nasce prima la pratica (il territorio) e poi la teoria (la mappa). Eppure…

Quando ci si muove in un territorio del tutto inesplorato si può essere in grado di iniziare a creare una mappa ma questa sarà inevitabilmente grossolana, non precisa, e porterà facilmente fuori strada coloro che la consulteranno successivamente.

Nonostante sia certamente nato prima il territorio (come corpo inteso globalmente) che non l’uomo (mente intesa come entità governante del corpo da esso “sganciata”) che lo descrivesse, sappiamo che le mappe delle quali disponiamo oggi sono molto più dettagliate di quelle che vennero create dai primi esploratori. Questo significa che vita dopo vita, generazione dopo generazione, il territorio è sempre più conosciuto (familiare), grazie alle mappe precedenti, e può essere descritto in modo sempre più funzionale e dettagliato, con indicazioni chiare che si adattano all’esigenze di ogni tempo, seguendo il ciclo di mutamenti al quale il territorio è destinato.
Per inciso, sappiamo che anche il nostro corpo umano (il nostro territorio comune) non solo muta nel corso di una vita terrena, ma anche vita dopo vita. Infatti, persino sul livello grossolano biomeccanico, non siamo gli stessi rispetto a 200.000 anni fa.

L’evoluzione della mappa, a sua volta, generazione dopo generazione, consentirà ai nuovi esploratori (praticanti) di avere molte più informazioni dettagliate per muoversi senza rischiare di perdersi, senza rischiare di sbagliare strada e ritrovarsi dopo anni di cammino (pratica) ben lontani da dove si pensava di stare andando. Questo significa che fin quando ci sarà qualcuno che si dedicherà a lasciare nuove mappe (libri) per i futuri esploratori (praticanti) ci sarà maggiore probabilità che coloro che se ne avvarranno sapranno dove andare. In tal modo i nuovi esploratori potranno velocizzare i processi iniziali, avendo così più tempo da dedicare alle alte sfere del percorso, lasciando mappe sempre più chiare per gli altri.

Questo non significa che la mappa serve a non commettere errori. Errare lungo il percorso è importante. Ma una buona mappa consentirà, dopo ogni errore commesso, di ritornare sulla Via corretta.

Una mappa, nel contesto della materia Taijiquan o della Meditazione, sono quindi i libri e i manuali che ogni Maestro ha lasciato per i futuri praticanti e per sé stesso, per il proprio ritorno – almeno per coloro che credono nel ciclo delle rinascite. Le mappe sono quindi un’eredità preziosa per tutti.

Curiosità

È interessante notare come anticamente in Cina le “mappe” – nel senso reale del termine e non in quello figurato usato in questo articolo – venivano adoperate come raffigurazioni allegoriche e/o metaforiche, per descrivere il corpo energetico del meditatore o del praticante di altre discipline psicofisiche, al fine di spiegare il movimento del qi o prana (energia vitale) attraverso i canali psichici. Uno dei molteplici esempi è il bassorilievo che venne trovato nel Tempio della Nuvola Bianca (riportato qua a fianco) sulla montagna ovest di Pechino.

Curiosità

È interessante notare come anticamente in Cina le “mappe” – nel senso reale del termine e non in quello figurato usato in questo articolo – venivano adoperate come raffigurazioni allegoriche e/o metaforiche, per descrivere il corpo energetico del meditatore o del praticante di altre discipline psicofisiche, al fine di spiegare il movimento del qi o prana (energia vitale) attraverso i canali psichici. Uno dei molteplici esempi è il bassorilievo che venne trovato nel Tempio della Nuvola Bianca (riportato qui sotto), sulla montagna ovest di Pechino.

Nonostante ogni mappa sia importante, quando viene consultata senza andare sul territorio che descrive (ovvero studiare senza praticare) non serve a molto se non a trastullarsi la mente.
Da qui la nota frase di Alfred Korzybski “la mappa non è il territorio“, ovvero il proprio punto di vista (la mappa) non corrisponde alla realtà (il territorio). Motivo per il quale dopo avere studiato la mappa bisogna andare sul territorio per verificare e comprendere davvero.

Per esempio, un manuale di Taijiquan adoperato per una mera conoscenza di tipo intellettuale teorico ha un valore pari a 0. Eppure, in un contesto tecnico come quello relativo a delle pratiche psicofisiche, è facile capire come iniziare ad esplorare un nuovo territorio senza alcuna mappa può essere “rischioso”. Ovvero, praticare senza indicazioni, guida e sapere, significa, nella migliore delle ipotesi, perdere molto più tempo del necessario e, nella peggiore delle ipotesi, equivale a non capire nemmeno dove ci si trova o cosa si sta facendo. Ergo: si perde del tempo girando a vuoto.

In passato si aveva la possibilità di trascorrere molto tempo con il proprio Maestro, un po’ come faceva il garzone andando a bottega. Si imparava stando sul campo, osservando, provando, sbagliando e riprovando… e prendendo qualche rimprovero severo ma giusto. L’attuale stile di vita non consente più alle persone di imparare in quel modo, conseguentemente la “mappa” – ovvero i testi teorici – è divenuta indispensabile. È una fortuna che in passato alcuni saggi e lungimiranti Maestri scrissero gli insegnamenti così che questi non venissero perduti.

Alcuni vecchi Maestri dicevano a taluni allievi: “[…] se non sei abbastanza intelligente per capire è inutile che io ti insegni, perderesti solo tempo“.
Questo significava che se non si era in grado di studiare in modo adeguato – tanto la teoria quanto la pratica inerenti a materie che erano e sono ancora contro intuitive – era meglio cambiare strada.

Ogni contesto della conoscenza è fatta di mappe e territori. Sia il Taijiquan che la meditazione sono sempre state materie alla quale si è data importanza tanto alla pratica quanto allo studio teorico dei testi lasciati dai Maestri precedenti.

Senza mappa (indicazioni corrette) è certo che non comprenderai il territorio, se non nel tuo mondo illusorio, quindi perché cammini (pratichi)? Dove credi di arrivare?

Ma esiste un rischio: avvalersi della mappa errata

Se visiti il Giappone a piedi leggendo la mappa dell’Italia, come pensi di poterti orientare? Così, allo stesso modo, se spieghi a te stesso il Taijiquan attraverso gli insegnamenti del Karate (per esempio), cosa pensi che potrai comprendere? Non puoi mischiare le mappe e prenderne una a caso per muoverti su un territorio.

Dato che nel Taijiquan e nella Meditazione si ha la fortuna che per diverse generazioni Grandi Maestri hanno lasciato delle mappe utili a muoversi nel territorio corretto, seguendo le giuste indicazioni, suona tanto ignorante quanto arrogante, dire che ogni territorio (pratica) è uguale all’altro. Non è così.

Ogni territorio ha una sua mappa reale (esistente) o potenziale (ancora da realizzare). Sul Taichi le prime mappe sono i Classici di Wang, Wu e Li, dalle quali i Maestri (esploratori), delle generazioni successive hanno mosso i primi passi creando, di volta in volta, spiegazioni e commentari sempre più dettagliati, migliorandone così la comprensione. “Migliorare” in questo contesto significa riorganizzare la “mappa” in funzione di chi la leggerà, ovvero del tempo e del contesto socio culturale nel quale dovrà essere leggibile e utile.

Usa la mappa corretta e andrai lontano, muoviti tra pezzi di carta con poche indicazioni, su luoghi che hanno poco o nulla in comune, e passerai anni fermo al punto di partenza, illuso di essere in cammino.

Sebbene il territorio sia più importante della mappa, la pratica priva di una guida teorica risulta spesso disfunzionale.

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